Tra le richieste più frequenti di voi lettori, c’è quella di sapere quali fucili utilizzano i tiratori professionisti.
E la curiosità non riguarda solo i fucili, ma come scelgono le cartucce, quali configurazioni di canne / strozzatori preferiscono e anche quali elementi di personalizzazione adottano, come la bindella, lo scatto del grilletto, il calcio etc…
Con questo articolo vorrei accontentare, almeno in parte, questa richiesta, svelando il fucile che uso io.
Il primo requisito: l’affidabilità
Il concetto di base da cui parte un professionista quando sceglie un fucile è che deve fare bene il suo lavoro, in qualsiasi contesto possibile.
È necessario quindi tenere conto di tutto quello che potrebbe capitare in una gara di massimo livello: gli imprevisti, le condizioni del tempo, la visibilità più o meno buona, la propria forma fisica e così via. Il fucile deve essere pronto a funzionare al meglio, in ogni caso.
Il DT11 è un esempio perfetto di strumento che garantisce un ottimo funzionamento in tutte le situazioni.
Si tratta di un fucile in cui lo sviluppo di ogni componente è curato all’estremo. Infatti è realizzato da calcisti professionisti di grandissima esperienza, che lavorano giorno dopo giorno alla ricerca della perfezione, mentre maestri armieri con occhi allenati da decenni si dedicano ossessivamente ai dettagli più minuscoli.
I materiali non sono da meno: legni fantastici scelti con attenzione e acciai di qualità insuperabile, lavorati con sistemi all’avanguardia per profilare in modo impeccabile le camere di scoppio.
Ogni elemento è assemblato poi in modo elegante, con la premura e il gusto tipici dell’artigianato italiano. Il risultato è bello da vedere ed efficace nel funzionamento. Perfetto.
Il modello che ho scelto
A dirla tutta, il mio modello non è esattamente quello che ci si aspetterebbe per chi pratica la mia disciplina, la fossa olimpica.
Ho infatti un DT11 ACS che era stato sviluppato in origine per il Compak Sporting e questo fa la differenza sotto tantissimi aspetti, più di quanto si potrebbe pensare.
Come per qualunque scelta, ci sono dei lati positivi e dei lati negativi.
I contro…
Il problema più rilevante della soluzione che ho adottato riguarda il calcio.
Il calcio dell’ACS è progettato per imbracciare il fucile, per cui ha una differenza tra la piega del nasello e la piega al tallone molto pronunciata, rispetto a un calcio da fossa olimpica, double trap o anche di skeet.
Tutto ciò, se si tiene conto anche del montecarlo, crea nel primo sparo un effetto di torsione che modifica l’allineamento tra il punto di appoggio della spalla e l’estensione del vettore della forza creata dal colpo.
Questo rende un po’ più probabile che si perda di vista la canna mentre si segue la traiettoria per sparare la seconda cartuccia.
…e i pro
Tra i vantaggi di questa configurazione c’è invece la flessibilità. Dato che è possibile cambiare gli strozzatori, posso tirare usando diverse cartucce.
Un aspetto fondamentale quando si gareggia in altre nazioni, dove le marche di cartucce più famose potrebbero non essere a disposizione e all’aeroporto puoi portare solo una certa quantità di munizioni.
Di solito infatti gli addetti aeroportuali pesano il pacco contenitore delle munizioni, consentendo l’esportazione di molte meno cartucce rispetto a quelle necessarie per sostenere una gara dall’inizio alla fine. Senza considerare le sessioni di allenamento ufficiali!
Quindi bisogna adattarsi a quello che si trova di volta in volta in armeria.
Il mio fucile, poi, consente anche di variare la posizione della bindella, che è una possibilità interessante, ma non indispensabile. Di fatto la mia bindella ha un blocco a vite, a garanzia che, nei momenti critici, la configurazione non si muova.
Per concludere
Ho appena descritto brevemente le caratteristiche del nel mio fucile personale, ma ci sono tante altre opzioni a disposizione sul mercato.
Ad esempio, il fucile può essere personalizzato con un calcio completamente twitchabile oppure realizzato in materiali alternativi; vi si possono applicare dei pesi oppure si possono sostituire le bindelle; possono essere effettuate modifiche tecniche alle superfici a contatto con le mani e molte altre cose ancora.
Una gamma enorme di possibilità, per garantire all’atleta di avere sempre l’attrezzo sportivo giusto per la specifica gara cui sta partecipando. Per me, sicuramente, un requisito imprescindibile.
Autore
Gianluca Dapelo
Tiratore e ingegnere
Nato a Dicembre 1989 in Concepción, Cile, una città con poca attività tiravolistica che ha forzato il dovere di imparare le diverse scienze e dinamiche dell’arma, dell’atleta e dello sport; due titoli di campione nazionale della F.O.
Trasferito temporalmente in Italia il 2019 per allenamento, con l’ambizione di vincere una carta olimpica per Tokyo e poi, definitivamente il 2020 con l’aspirazione di collaborare nello sviluppo del tiro.
Nell’allenarsi da solo come tiratore pseudo-professionista ha scoperto un sistema di allenamento gratuito che l’ha aiutato ad alzare sostanzialmente il suo livello di performance ed ha trovato la possibilità di collaborare direttamente con detto progetto: Shooting Data.
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Ottimo articolo
Molto interessante