“Largo ai giovani”. Bene, ma come? La domanda è sacrosanta e quando parliamo di tiro a volo dobbiamo lottare con forza con una serie di pregiudizi, che allontanano i ragazzi dalla pratica. Per avvicinarli a questo nostro mondo è nato il progetto Shooting & Control, che dalle scuole della Puglia si è pian piano radicato nel territorio.
Alla base di questa intuizione, capace di coinvolgere in pochi anni circa 4.000 studenti tramite la Formazione dei Docenti di Scienze Motorie con lezioni teoriche e pratiche (e con più di 300 alunni portati sui campi di tiro), c’è il Prof. Massimo Tafuri, Docente e Responsabile Nazionale FITAV Progetti Scolastici, che ha capito la necessità di spiegare il Tiro a Volo al “mondo” della Scuola.
Prof Massimo Tafuri, quali sentimenti l’hanno spinta a far nascere questo progetto?
Tutto è partito quando, essendomi avvicinato al l tiro a volo, ho voluto che i miei alunni (sono un docente di Scienze motorie) partecipassero ai Campionati studenteschi. Quando mi apprestavo ad iscriverli sulla piattaforma dedicata, scorrendo tutte le federazioni e arrivando alla FITAV (per scaricare la modulistica) c’era scritto: “Solo teoria”.
La mia coscienza di docente è stata pervasa da un senso di frustrazione, di umiliazione professionale, in quanto si negava ad una federazione sportiva del CONI la pratica agonistica. Fu in quel momento che decisi che qualcuno doveva “fare qualcosa…”.
In cosa si è tradotto, allora, questo moto?
Quando un essere umano “si ribella”, deve aver ben chiaro come tramutare questo stato d’animo in progettualità, in ricerca di “sinergie”, per poter dare un contributo, in termini di cultura, al che “l’immaginario collettivo” venga correttamente informato, onde evitare che lo stesso sia “inquinato” da prese di posizione ideologiche e, danno ancora più grave, essere distorte per partito preso.
Che dire poi della confusione che regna tra i male informati che riduce il nostro sport ad una semplice equazione (“tiro a volo = caccia)? Anche se hanno avuto in passato un’origine simbiotica, sono due mondi a parte.
Comunicata questa situazione in sede di Dipartimento scolastico di Scienze motorie della mia scuola (Istituto tecnico nautico e aeronautico “Carnaro” di Brindisi) e successivamente interessata la mia illuminante dirigente, che risponde al nome della Prof.ssa Clara Bianco, si è deciso di agire, intraprendendo una strada che, anche a detta di alti funzionari federali, risultava essere utopica.
Analizzate attentamente le peculiarità della nostra disciplina sportiva, ho fatto presente agli organi federali che per avere “credibilità” nel mondo della scuola bisognava “parlare la stessa lingua”. E di questo modo di agire il primo ad averne avuto contezza è stato l’altrettanto illuminato Presidente Federale, Luciano Rossi. La parola “Shooting & Control” è solo un codice identificativo.
La vera anima di questo progetto è annunciata nel sottotitolo “Autocontrollo e disciplina delle proprie azioni”: tali obiettivi sono nel Dna del nostro sport ma sono anche obiettivi trasversali che la scuola si propone di raggiungere con i propri discenti.
Ecco, noi ci stiamo mettendo al servizio della scuola nel contribuire alla crescita corretta delle future generazioni. La parte tecnica-agonistica sarà (come si sta verificando) conseguente”.
Quali difficoltà incontrano i giovanissimi nell’avvicinarsi a questo sport? E… è più difficile avvicinare loro o i loro genitori?
I giovanissimi non hanno alcuna difficoltà ad avvicinarsi, così come i loro genitori. A patto che li si informino correttamente. Ecco perché la prima azione, che è l’anima del progetto, è rivolta alla formazione e aggiornamento dei docenti di Scienze motorie.
Ogni docente ha in carico, nelle sue ore di lezione, una media di 180 alunni. Va da sé che, una volta informati e formati correttamente, siano “portatori sani” della nostra specialità, con una capacità penetrativa impressionante.
Come possiamo raccontare che questo sport è sicuro?
La “narrazione” che il nostro sport è “pericoloso” è puntualmente smentita da un recente studio che è stato condotto dalla FMSI (Federazione Medici Sportivi Italiana) dall’I.S.S. (Istituto Superiore della Sanità) dall’ISPES e dall’Istituto Maugeri.
Analizzando infiniti parametri di valutazione (tra i quali l’età dei partecipanti, la disciplina sportiva, rischio neurologico, impegno cardio-vascolare e, soprattutto l’attrezzo sportivo usato) per la prima volta in Italia, hanno stilato una graduatoria di rischio attribuendo diversi punteggi.
Ebbene, il tiro a volo si colloca, con punteggi che vanno da 5 a 10, negli sport a bassissimo rischio (al pari delle bocce, golf, tiro a segno, orienteering). Nei corsi di formazione per docenti uno degli argomenti trattati, tra gli altri, è “norme di sicurezza e responsabilità in un campo di tiro federale – risvolti disciplinari e conoscenza delle conseguenze penali”.
Mentre stavamo uscendo dall’incubo del lockdown e c’era come anche ora (ma di meno) disinformazione sull’utilizzo e la somministrazione del vaccino, ho sentito una breve frase del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che testualmente ricordava: “La cultura è l’unico antidoto contro la paura”.
Ecco: l’immaginario collettivo distorto e le “posizioni ideologiche negazioniste” dovrebbe riflettere su questa frase”.
C’è poi un limite evidente di “visibilità”. I media sono portati a parlare di tiro a volo solo una volta ogni 4 anni, con le olimpiadi, mentre altri sport sono sulla cresta dell’onda quotidianamente. Come dare il giusto risalto al tiro a volo?
Risulta innegabile l’apporto che i media ricoprono nella proposizione di qualsiasi argomento che possa essere apprezzato dal pubblico. Il problema è innescare una presenza propositiva, non disdegnando di “alzare la voce” qualora ce ne fosse bisogno.
Ebbene è vero. Del tiro a volo ci si ricorda nella comunicazione di massa (deve andare bene) ogni quattro anni. Ma se, nei quattro anni che separano un’olimpiade da un’altra, si desse vita ad un vero e proprio movimento culturale, si darebbe giusta voce e rilevanza alle parole del nostro Presidente della Repubblica.
Un movimento che , affiancandosi alla comunicazione digitale dovrebbe avere spazio anche in simposi, incontri, confronti a livello locale e nazionale, con tutte le istituzioni che concorrono non solo all’educazione, allo sport, ma anche altre realtà (Prefetture, Questure, Comuni ecc..) direttamente o indirettamente sinergiche al nostro sport.
Parliamo a livello strutturale: i campi da tiro in Italia sono attrezzati per avvicinare i giovani o nel nostro Sistema Italia c’è ancora qualche gap da colmare?
Non sono la persona giusta per dare una risposta completa a questa domanda. Posso solo dire che ho conosciuto, frequentandoli, un numero notevole di impianti federali.
Ebbene, posso esprimere solo sensazioni. La prima, quella più importante, è quella che non posso che inorgoglirmi nel vedere centinaia di ragazzi, dai 13 anni in poi, gareggiare nei vari campionati, in un ambiente sano, sicuro con la natura che fa da sfondo alle loro performance.
E conferma la mia scelta di far parte di una “famiglia” il cui interesse è quello di far crescere, oltreché futuri campioni, soprattutto (è l’unica certezza) cittadini onesti e responsabili.
Verso dove andrà Shooting & Control?
Pochi minuti prima di questa intervista, una mail inviata da “Sport e Salute” certificava il nostro “ingresso dalla porta principale” anche nella scuola media. Siamo quindi ottimisti nel ritenere che siamo sulla buona strada, per dare al tiro a volo l’importanza che merita come disciplina sportiva, all’interno delle scuole e non solo!
Autore
Michele Mastrangelo
Giornalista sportivo
Michele è un giornalista sportivo che si è allontanato sempre più dalla carta per approdare al mondo del digitale. Segue con passione qualsiasi sport e si è affacciato prima lavoro e poi per passione al mondo del tiro a volo. Ha collaborato con progetti editoriali, aziende e organizzazioni legate al mondo del tiro al piattello. Afferma che presto passerà dalla teoria alla pratica, sul campo da tiro!
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Bravissimi, stiamo provando a fare qualcosa di simile anche qui ad Arezzo, dovreste coinvolgere le persone giuste per estendere il vostro progetto. Solo i giovani potranno dare seguito a questo speciale sport, servono interventi precoci in altro modo tutto andrà a finire.