Nei miei trascorsi tra i campi di tiro a volo, mi capita spesso di incontrare giovani atleticamente molto preparati, che iniziano ad approcciarsi alle nostre discipline. Dopo aver sparato una serie di 25 piattelli si ritrovano con le spalle distrutte, nonostante i ripetuti allenamenti settimanali in palestra.
Il nostro sport, contrariamente a quello che si può pensare, richiede un impegno fisico importante. Per questo serve una preparazione e un’alimentazione studiata per affrontare la pedana. Il tiro è solo apparentemente statico.
Non è mia intenzione sfiduciare subito i neofiti, anzi. Sia chiaro, il tiro a volo è bellissimo e consiglio a tutti di provarlo.
Intanto perché è uno sport all’aria aperta e, tranne che in questo periodo di pandemia, regala contatti interpersonali importanti e costruttivi.
Poi, ci concede un momento di relax e di amicizia e, cosa non da poco, ci distoglie dalle preoccupazioni quotidiane. È un’attività di precisione e necessita di molta concentrazione: focalizzarsi su di un obiettivo aiuta a distaccarsi dalle ansie di tutti i giorni, rigenerando lo spirito.
Infine, chiaramente, c’è la passione, un sentimento innato che accomuna gli amanti del tiro.
Quale disciplina scegliere
In parallelo con la preparazione fisica e mentale, un neofita deve imparare tutti i rudimenti base dell’attività.
Inizialmente non vanno fatte distinzioni tra le varie discipline di tiro al volo, perché ognuna ha le sue caratteristiche. E il suo grado di difficoltà.
Io ho sempre amato la Fossa Universale, che è quella che si avvicina di più alla Fossa Olimpica: si differenzia infatti dal numero di macchine lanciapiattelli (5 invece di 15). Tra le due esperienze cambia la preparazione e la tecnica adatta per rompere meglio il bersaglio. Ma hanno entrambe la medesima complessità.
Non esiste quindi la disciplina del principiante o quella dell’esperto, ma semplicemente c’è un modo migliore per approcciarsi la prima volta alla pedana. Con un metodo che deve essere studiato nel tempo e metabolizzato.
L’errore da evitare “alle prime armi”
Imporre ad un neofita un piattello con un lancio identico a quello fatto partire per un atleta olimpionico è chiaramente uno sbaglio.
Se non sono un campione della bicicletta non posso certo salire in sella e pretendere di percorrere in scioltezza una tappa di montagna.
Il suggerimento che dò sempre è quello di iniziare con lanci “facili”, che danno cioè al tiratore la possibilità di capire cosa si sta facendo.
Il tiro a volo prevede una chiamata, la visione del bersaglio in movimento, un aggancio, un superamento del bersaglio e un tiro. Se un principiante non capisce questi passaggi non colpirà mai un bersaglio, demoralizzandosi. Tirare è divertente, ma lo è ancora di più quando si colpisce il piattello!
Il fucile del neofita: un problema da risolvere
Mi sento di fare una piccola digressione su di un grande limite del Sistema Italia. Specialmente nelle piccole realtà di provincia non è facile per un principiante avere la possibilità di trovare un’arma a sua disposizione (da maneggiare sempre sotto la supervisione di un istruttore). Se non c’è un amico, un conoscente o l’istruttore stesso che presti la sua.
Nelle nostre strutture non esistono, se non in rari casi, armi a disposizione di chi vuole provare prima di acquistare. Bisognerebbe colmare questo gap.
Alimentazione, preparazione fisica e mentale: le nostre armi in più
Qualsiasi tipo di attività sportiva e di prestazione agonistica richiede un periodo di preparazione.
Preparazione fisica significa allenare i muscoli interessati al gesto sportivo a sopportare uno sforzo.
La nostra disciplina è basata sulla precisione, nel senso che dovremo porre adeguatamente le canne del fucile in un punto esatto dello spazio. C’è bisogno di una notevole coordinazione psico-motoria, con la nostra mente che deve sapere cosa stanno facendo i muscoli del corpo.
L’allenamento punterà, ad esempio, a rinforzare i muscoli della parte superiore, come le braccia e le spalle, per effettuare una corretta rotazione.
Non di meno è necessario allenare la mente a supportare un forte stress emotivo.
L’alimentazione in questo senso gioca un contemporaneo ruolo focale, perché per qualsiasi sportivo rappresenta l’unica fonte energetica che l’organismo potrà sfruttare per superare il gesto atletico.
In estrema sintesi, direi che bisogna al contempo seguire una preparazione tecnico-fisica, psicologica e alimentare. Vediamo come.
L’allenamento cardio è alla base di ogni strategia
Dalla corsa in bicicletta fino al running all’aria aperta. Ma vanno comunque bene cyclette e tapis roulant per gli allenamenti indoor. Tutta l’attività aerobica che abitua il fisico a resistere alla pressione senza particolari sforzi è un toccasana.
Il cardio è la base di un allenamento per amatoriali e professionisti.
Poi, è ovvio che la preparazione andrà modificata a seconda dello scopo che si prefigge l’atleta: un tiratore olimpico seguirà un percorso più impegnativo rispetto al singolo appassionato.
L’allenamento cardio può essere integrato da specifici esercizi, individuati dal preparatore atletico, capaci di finalizzare e accelerare i tempi di formazione. Con percorsi mirati.
Scegli un’alimentazione giusta, studiata, testata
Una monoposto programmata per correre in Formula 1 ha bisogno del giusto carburante. Se sbagliamo benzina, le sue prestazioni saranno deludenti. Il nostro corpo è come una vettura e l’alimentazione è il suo carburante. O meglio, è la fonte energetica che consente all’organismo di supportare l’evento che sta vivendo.
Un rendimento energetico costante ci aiuta a non inciampare in carenze e consente a tutte le parti del corpo di rispondere ad un dato stimolo.
Soltanto l’alimentazione può fare questa differenza, non esistono alte tecniche.
L’alimentazione va sicuramente personalizzata sul singolo atleta, differenziandola nei periodi di allenamento e di gara. Durante una competizione ci confrontiamo infatti con stress e maggiore sforzo.
Serve allora un’alimentazione giusta, studiata, testata (prima, dopo e durante le sessioni di tiro). Solo così riusciremo a non avere cedimenti e a superare senza difficoltà ogni singolo imprevisto.
E gli integratori? Vanno consumati quando c’è la necessità, non bastano da soli.
Poi, come dico sempre, la gara si vince con la mente.
Mente sana in corpo sano: l’allenamento è anche psicologico
Non voglio entrare nel merito della questione, perché è un argomento complesso. E ci sono molti specialisti preparati che hanno il compito di curare l’aspetto psicologico della sfida.
Parlo però seguendo la mia esperienza da tiratore e penso sia fondamentale abituare la mente a sopportare un evento stressante.
Molti tiratori passano ore e ore in pedana a sparare ai piattelli, trascurando però l’effetto fondamentale della gestione del proprio cervello. In gara si è esposti a subire una certa pressione e diventa complicato andare avanti se non si è soliti trovare “una via di fuga” alle tensioni. Il rischio è quello di cadere in confusione.
La tensione emotiva fa infatti aumentare la frequenza cardiaca, fino ad innescare a catena tutta una serie di eventi psico-fisiologici che si ripercorrono sulla prestazione finale.
Esistono tanti esercizi di visualizzazione che ci permetteranno di anticipare le sensazioni che si vivranno alla fine in campo. Solo la costanza abitua la mente a rispondere alle condizioni esterne.
L’importanza dei piccoli gesti: il mio ricordo del maestro Silvano Basagni
Quando penso agli allenamenti e alla preparazione mi viene sempre in mente il ricordo del grande maestro Silvano Basagni. Un particolare aneddoto che ha segnato per sempre la mia formazione sportiva è legato proprio a lui.
In passato avevo dei problemi a centrare un piattello particolarmente angolato, così chiesi a al maestro alcuni consigli. Mi disse di raggiungerlo ad Arezzo, dove si trovava. Presi tutto l’occorrente e ci incontrammo in Toscana.
Imbracciato il fucile, iniziai a fare alcuni tentativi. Basagni mi raggiunse mentre sparavo: non disse nulla, mi toccò semplicemente la punta del piede spostando di pochissimo la sua angolazione. Da quel momento non ho più sbagliato nessuno dei piattelli lanciati da quella precisa angolazione.
Ogni dettaglio fa la differenza e un accorgimento, che può sembrar banale, può cambiare invece le sorti della tua gara.
C’è un particolare aforisma che ben si addice a questo mio ricordo, che cito sempre con piacere. È del teologo John Henry Newman: “La capacità coglie nel segno quando la presunzione sorpassa il bersaglio e la diffidenza lo manca prima”.
È la massima del nostro sport: ricordiamoci sempre che per colpire nel segno non si deve mai andare oltre. Fermiamoci solo sulle nostre convinzioni.
Autore
Sandro Polsinelli
Commissario tecnico della Nazionale di Fossa
Originario di Sora, classe 1958, ricopre il ruolo di Commissario Tecnico della Nazionale di Fossa Universale. Ha compiuto gli studi classici e si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Perugia. Da circa venticinque anni svolge, prevalentemente, l’attività di Dietologo e Medico Estetico presso il proprio studio. Grande appassionato di tiro, da oltre 50 anni sulle pedane italiane e internazionali, ha vestito in molte occasioni la maglia della Nazionale Italiana di Fossa Universale. Attualmente ricopre anche l’incarico di Presidente della Commissione Tecnica FITASC (Federazione Internazionale di Tiro con Armi Sportive e da Caccia) e Presidente della Commissione Medica FITAV. È stato insignito della Medaglia di Bronzo al Valore Atletico e Palma di Bronzo e d’Argento al Valore Tecnico.
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