Le olimpiadi sono un punto di riferimento importante per la nostra azienda, già dalla prima medaglia vinta nel 1964, sempre a Tokyo. Allora, Ennio Mattarelli decise di commissionare un fucile a mio padre, che realizzò quindi l’arma con cui poi vinse l’oro. Questo avvenimento è stato un trampolino di lancio per quel piccolo artigiano che allora era praticamente sconosciuto.
Ogni olimpiade ha una sua storia, una sua emozione. Noi produttori abbiamo la fortuna di essere vicini agli atleti, quindi viviamo intensamente le sofferenze e le gioie dei tiratori. È un’esperienza indescrivibile.
Le competizioni a Cinque Cerchi sono anche quel filo diretto per avvicinare più gente al nostro sport e questo movimento viene trainato dalle gesta dei campioni.
Penso a Jessica Rossi e al messaggio che ha lanciato al mondo: si può vincere un oro a 19 anni.
Jessica Rossi ha dato una dimostrazione grandissima e il fatto che sia stata la nostra portabandiera ai Giochi di Tokyo 2020 la dice lunga. Questi traguardi sono fari che fanno crescere l’interesse dei giovani verso il tiro a piattello.
Le olimpiadi sono nel cuore della mia famiglia. I successi, ma anche le sconfitte, rappresentano anche una possibilità di crescita per tutto il settore. Festeggiamo insieme, ma sappiamo anche rialzarci dopo le sconfitte, prendendo la mira verso il futuro.
In Perazzi siamo continuamente stimolati a fare di meglio grazie proprio a questo confronto con i nostri atleti, che ci spingono alla ricerca di soluzioni sempre più performanti. Sono essi stessi parte integrante del processo produttivo.
Nell’intervista con gli amici di Shooting Post c’è proprio questo: la storia di una famiglia “allargata”.
Mauro Perazzi
Titolare Armi Perazzi
Ha ereditato le redini dell’azienda fondata dal padre nel 1957, che oggi dirige e dove vengono realizzati prestigiosi fucili da caccia e da competizione. I tiratori Perazzi detengono il record di medaglie Olimpiche, in totale 55, conquistate a partire dal 1964, con l’Oro di Tokyo.
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