Nel nostro sport Massimo Fabbrizi si è guadagnato da tempo un posto d’onore. Il suo palmares lo rende infatti uno dei più importanti campioni della nostra nazione.
Vincitore di una medaglia d’argento ai giochi olimpici di Londra 2012, vincitore della finale di Coppa del Mondo 2014 a Gabale in Azerbaigian e due volte campione del mondo, a Lonato nel 2005 e a Belgrado nel 2011, solo per citare alcune delle vittorie più prestigiose.
Sempre a Lonato, dove lo abbiamo incontrato, ha appena vinto una medaglia di bronzo nel trap a squadre, insieme a Lorenzo Ferrari e Giovanni Pellielo.
Ne abbiamo quindi approfittato per intervistarlo e ci ha regalato una panoramica a tutto tondo della sua vita come tiratore, dagli esordi fino alle vittorie più grandi, passando per tutti gli allenamenti, la dedizione e il sacrificio per diventare un vero campione.

Durante i primi minuti ci racconta che, quando era ancora un bambino, seguiva ovunque il padre cacciatore e fu cruciale la prima esperienza in un campo da tiro. Bastarono infatti poche prove per far già intravedere il tiratore che poi sarebbe diventato.
L’emozione di quei momenti gli è rimasta nel cuore e anche oggi lo ripaga di tutta la fatica, le difficoltà e i momenti difficili. “Quando si ha una grande passione – ci spiega – quasi non si sente il peso dei sacrifici”, che sono comunque necessari per gareggiare con i più grandi atleti del mondo.
Più avanti, nell’intervista, Massimo ci rivela il suo segreto per rilassarsi e recuperare le energie tra una gara e l’altra. Non vogliamo anticipare troppo, basti sapere che si tratta di due sue grandi passioni, due hobby che gli consentono di staccare la spina e attenuare, quando serve, la pressione dell’agonismo.
La chiacchierata prosegue poi con il racconto delle gare più emozionanti. Tra di esse ci sono senza dubbio quelle olimpiche, caratterizzate da un’atmosfera unica per chi pratica sport che non sono ancora di massa, come il tiro appunto.
“Per noi è il coronamento di una vita di impegno, – spiega Massimo – se vinci una medaglia olimpica è davvero il top della carriera. Inoltre, siamo abituati a gareggiare da soli, in silenzio, e trovarci in mezzo a tanti appassionati che fanno il tifo è un’emozione davvero fortissima”.

C’è anche un lato meno positivo, però. Proprio perché le olimpiadi sono un mondo diverso da quello cui un tiratore è abituato, questo contesto può diventare destabilizzante. Una situazione che il campione ci descrive in modo molto efficace, portando la sua diretta testimonianza.
Massimo dà anche qualche consiglio a chi vuole iniziare a imbracciare il fucile e gareggiare. Quando iniziare a sparare? Come capisci che il tiro a volo può diventare una professione? Tutte domande cui dà risposte chiare ed efficaci.
“Dobbiamo proseguire sulla strada intrapresa dalla Federazione – aggiunge – che con i giovani si sta muovendo molto bene secondo me. Anche la comunicazione è importante però. I ragazzi che si avvicinano a questo sport vanno informati e va comunicato in modo chiaro che quello della pedana è un ambiente pulito e sicuro, di sana attività all’aria aperta”.
Un’attività che può renderci migliori, perché senza avversari diretti e quindi senza malizie nei confronti dei concorrenti. Per tutti, l’unico obiettivo da sconfiggere è il prossimo piattello.

Nicolò Fabbriziani
Responsabile comunicazione e Marketing CNCN
Romano classe 1992, laureato in economia e management e da tempo impegnato nella promozione degli sport di tiro con progetti dedicati ai neofiti.
Grande appassionato di armi e fruitore della vita all’aria aperta.
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